Un progetto per scoprire le origini di Napoli attraverso i rilevamenti geo archeologici subacquei a Castel dell'Ovo. Conferenza stampa il 15 marzo alla presenza del Rettore, Prof. Mario Negri.
«Così cantava Parthenope, che provava un dolore dolce
La sua voce era una freccia che colpì il mio cuore.»
Johann Gottfried Herder, Parthenope, 1796
C’è un luogo in mezzo al mare, a Positano, battuto dalle correnti e dalle onde. Lì, su quegli scogli che oggi sono chiamati Li Galli dimoravano le Sirene, le tremende creature leggendarie dal volto bellissimo di donna e dal corpo di pesce, che con il loro ammaliante canto attraevano e ingannavano i poveri naviganti del mare. Fu proprio dal loro canto che Circe mise in guardia Ulisse, il quale, insieme ai suoi rematori, avrebbe dovuto attraversare proprio la dimora delle Sirene.
Per fuggire incolume da quelle creature, l’arguto Ulisse turò le orecchie dei compagni con della cera e si legò all’albero maestro della nave per sentire la forza incontrollabile di quell'incatevole canto d'amore che imbrogliava gli uomini portandoli incontro alla morte. Proprio a causa di quest’ umiliazione tre meravigliose sorelle sirene, Parthenope la vergine, Leucosia la bianca e Ligea dalla voce chiara, sconfitte dal furbo espediente di Ulisse, decisero di gettarsi in mare per trovare la morte.
Narra poi il mito che il corpo di Parthenope approdò sull’isolotto di Megaride, dove i pescatori videro quel bellissimo volto ormai privo di vita e decisero di seppellirla dove ora sorge Castel dell’Ovo, a protezione della città che stava sorgendo. Secondo un’altra versione della leggenda, dal corpo di Parthenope prese forma il golfo di Napoli: il capo ad oriente sull’altura di Capodimonte e i piedi ad occidente verso il promontorio di Posillipo. Una leggenda ottocentesca invece vuole che Vesuvio, un centauro, si fosse innamorato della Sirena ma il dio Zeus, preso da un impeto di gelosia, trasformò Vesuvio in un vulcano e Parthenope nella città di Napoli.
Nessuno saprà mai la versione esatta del mito ma quel che è certo è che a Napoli la sirena Parthenope è da sempre venerata come dea protettrice e il suo nome, cantato da poeti di ogni tempo, è diventato nell’immaginario collettivo sinonimo della città stessa.
Un mito che torna oggi protagonista grazie al Progetto SEA.RE.N.: Napoli - Rilevamenti geo archeologici subacquei a Castel dell'Ovo. Dal mito della sirena Parthenope alla fondazione di Palaepolis: alle origini della Magna Grecia, la cui presentazione si terrà il giorno 15 marzo alle ore 10.30, nelle affrescate Sale Pompeiane del Palazzo Reale di Napoli.
Durante l'evento, a cui parteciperanno il Rettore IULM, Prof. Mario Negri, il Direttore di Studi Umanistici dell’Università IULM, Prof.ssa Giovanna Rocca, il Soprintendente ABAP per il comune di Napoli, Luciano Garella e Louis Godart, Accademico dei Lincei, verranno presentate le nuove scoperte subacquee nell’area antistante via Parthenope a ridosso di Castel dell’Ovo, dove sono state identificate gallerie e tagli, relativi a un tracciato e un ampio bacino circolare, che, in attesa di verifiche e approfondimenti, potrebbero essere posti in relazione con un approdo della antica colonia di Palaepoli/Parthenope stanziata sulla sommità di Pizzofalcone (metà VII- metà VI secolo a.C.).
Modera Enrico Angelo Stanco, Funzionario Soprintendenza ABAP per il Comune di Napoli.