Il 9 maggio, alle ore 10.00, in Sala dei 146, proiezione del film "Nome di donna" di M. T. Giordana. A seguire, un dibattito sul tema delle molestie sessuali. Ospite la regista Cristina Comencini.
Una volta, nemmeno tanti anni fa, le molestie sessuali commesse nei confronti di una donna venivano chiamate complimenti. Da questa frase nasce il nuovo film di Marco Tullio Giordana “Nome di donna”, che ci racconta cosa sono le molestie sessuali commesse dagli uomini contro le donne sui luoghi di lavoro e che verrà proiettato in IULM il 9 maggio, alle ore 10.00, in Sala dei 146.
"Nome di donna" racconta gli ‘ordinari' soprusi e ricatti sessuali sul posto di lavoro. Non quelli subiti dalle star di Hollywood protagoniste degli scandali glamour. A perpetrare gli abusi qui è uno stimato Direttore di un ospizio per ricchi vegliardi, a subirli sono le sue inservienti, per lo più immigrate dall'Europa dell'Est.
Cristiana Capotondi, restauratrice disoccupata con figlia a carico, finisce in questo circolo. Il Direttore la convoca dopo l'orario di lavoro e le mette le mani addosso. Lei si ribella e scappa. Da qui comincia il suo calvario. Ricatti, silenzi estorti, turni di notte forzati, fino a una denuncia ai sindacati.
L'analisi che il film compie delle dinamiche di potere sui posti di lavoro è precisa. Si ragiona sulla 'soglia di tolleranza' delle donne che hanno bisogno dello stipendio a fine mese. L'indagine Istat sul 2008/2009 indicava in 10 milioni e 485 mila le donne che hanno subito ricatti sessuali tra i 14 e i 65 anni. Nel rapporto Istat 2015/2016 le vittime accertate sui posti di lavoro rasentavano il milione e mezzo. Chi decide di denunciare ha soltanto sei mesi e mezzo per farlo, e solo una magra minoranza decide di reagire, rivolgendosi alle organizzazioni preposte.
Di questo tema si parlerà alla fine della proiezione del film, durante il dibattito intitolato "Molestie? una volta si chiamavano complimenti", introdotto da Gianni Canova. Parteciperanno: Cristina Comencini, Cristiana Mainardi (sceneggiatrice del film “Nome di donna”), Ilenia De Bernardis (docente IULM), Cristina Obber (giornalista e scrittrice) e Daniela Cardini (Docente IULM).